La quinta edizione di Fuochi Fatui


FUOCHI FATUI” è un progetto ideato nel 2012 dall’associazione culturale Visioni per riscoprire e riutilizzare spazi di ampio valore storico-artistico della città di Feltre. Scopo principale è promuovere esperienze artistiche di vario genere, cercando al contempo di offrire una visione diversa e per certi aspetti nuova della città, ai suoi abitanti ma anche ai visitatori,siano essi saltuari o abituali. Un altro obiettivo è quello di creare un incubatore di idee e progetti per dare visibilità ad arti di grande pregio, capaci di attestarsi come momento di riferimento anche al di fuori del bacino di utenza degli eventi solitamente proposti sul territorio.Fuochi Fatui nasce per la voglia e il bisogno di risvegliare una consapevolezza: di avere a disposizione un terreno ricco di risorse architettoniche, storiche, culturali ma soprattutto umane, da far fruttare.

QUINTA EDIZIONE DA 4 MILA PERSONE

Un piccolo successo da oltre 4 mila persone. Il Fuochi Fatui festival cresce di anno in anno,conquistando con la quinta edizione, appena passata, la sua parte di spettatori affezionati e di nuovi visitatori.

Quest’anno si sono viste passare per la corte del castello di Alboino di Feltre (BL)persone davvero di ogni età, tra cui si è mescolato anche qualche turista, certamente richiamato dalla musica e dalla grossa affluenza verso la cima del colle delle Capre.

L’impegno per la trentina di volontari, ragazzi giovani e quasi tutti feltrini, è stato notevole, ma quest’anno è stato ripagato dall’entusiasmo e dalla grossa partecipazione. «Non possiamo che essere soddisfatti di questa edizione, abbiamo ulteriormente aumentato il bacino di utenza e l’interesse delle persone di ogni età», afferma più che soddisfatto il presidente dell’associazione Visioni Matteo Guerriero, «per noi è stato un successo di pubblico, di rilevanza tra gli eventi della città e tra i festival indipendenti italiani.

Il tempo finalmente ci ha aiutato ed è stata un’edizione davvero meravigliosa». E ricordiamo, si tratta di un evento che è sempre rimasto a ingresso libero.Graziato dal tempo, quest’anno è durato tre giorni e si è compiuto sotto un fitto cielo stellato.L’inaugurazione del giovedì è stata arricchita dal live printing degli artisti di Anonima Impressori (www.anonimaimpressori.it), officina grafica e stampa d’arte di Bologna che per tutte e tre leserate ha realizzato delle bellissime stampe sulle leggende delle montagne bellunesi, il tema dell’edizione di quest’anno, molto seguito e curiosato.E poi il fine settimana, un venerdì e un sabato con musica e videoillustrazioni da tutta Italia, aomaggiare l’appuntamento della conca feltrina.

Tanta curiosità hanno suscitato le proiezioni di quest’anno, incentrate su alcune delle leggende più suggestive delle Dolomiti bellunesi: le Streghe, gli stregoni e la tempesta (Gio Pastori), il Basilisco con la cresta (Andrea Chronopoulos), l’Uomo selvatico e le miniere (Giulio Castagnaro), il “Matharòl” e le capre (Filippo Fontana), la Mantoàna(Elisa Macellari), le Anguanes del lago Scin (Margherita Morotti), la piazza del Diavolo (Giordano Poloni) e le anime di Cacciatori (Alberto Fiocco con Claudio Marcon).La prima serata musicale è stata aperta dalle note indie rock Any other(Adele Nigro alla dolce voce), gruppo candidato alla targa Tenco di quest’anno come miglior opera prima. Subito dopo Krano, al secolo Marco Spigariol, cantante veneto che ha voluto omaggiare la sua terra d’originecon un disco (“Requiescant in Plavem”) interamente cantato in dialetto.

Infine La Batteria,Emanuele Bultrini, David Nerattini, Paolo Pecorelli e Stefano Vicarelli da Roma, entusiastidell’invito e degna chiusura della prima sera, con un concerto strumentale con suoni provenientidirettamente dai Settanta, gli anni d’oro delle colonne sonore italiane. Per l’aperitivo del sabato c’è stato il sorprendente allestimento dei bellunesi Super Dancing Sayonara, facendoletteralmente suonare il portabagagli di una vecchia Dyane. I primi a salire sul palco principale del festival per la serata sono stati i bellunesi Mauro Sovilla e Andrea Moletti, in arte HiguitaDoom, un duo elettronico nuovo di zecca che ha acceso il ritmo nei tantissimi che già siaccalcavano sotto il palco. Dopo di loro i veneziani Novamerica, che hanno letteralmenteincantato i presenti con note suadenti e ondulate. “L’ultima festa”, neanche a farlo apposta, era di Cosmo, progetto di Marco Bianchi, cantante elettro-indie di Ivrea che sta scalando le classifiche della musica emergente italiana, già seguito da migliaia di fan

ALCUNE IMMAGINI DELL’EDIZIONE 2016

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